prontuario dell'intrepida befana
Gennaio 6, 2021In IndisciplinataBy Indisciplinata

Prontuario dell’intrepida befana

Meravigliose, ribelli, streghe indisciplinate, oggi è tutto un sussulto il mio cuore! Un’emozione incredibile essere assieme a voi in una data tanto speciale.

Ebbene, oggi è il compleanno, il primo anniversario di questo blogaccio spettinato, che ho volutamente lanciato nello spazio virtuale l’alba del 6 gennaio 2020, sostenuta e protetta dalla befana che è in me, chiamata all’adunata dalla befana che è in noi tutte!

Una piccola e sgangherata epifania questa zattera virtuale, che vuole essere uno spazio di libertà, una linguaccia alla perfezione, l’occhiolino al difetto, per citare la presentazione che trovate in home!

Dunque Indisciplinata compie un anno! Un anno per la sottoscritta ricchissimo di crescita personale, di sorellanza, di impegno, un luna park sgangherato di molteplici emozioni. Un anno complesso, che nessuna di noi poteva immaginare così difficile, diverso, epocale. Un anno che senza la vostra presenza, le vostre email, il confronto reciproco, non sarebbe stato, nonostante la sua durezza, tanto ricco. Dal profondo del mio sentire vi abbraccio, che dico, vi stritolo, e vi ringrazio una ad una per il senso che date a questo scrivere. Un ringraziamento specialissimo va a Tiziana Quattrucci che cura la grafica e che ha realizzato con passione, risate e talento, le vesti di questa piccola casa. Posso ben dire che sono fortunata!

Per festeggiare assieme direi dunque di ritornare da dove siamo partite. Il primo articolo, VOGLIO MANGIARE CARBONE, scritto la notte tra il 5 e il 6 gennaio, è stato l’esordio di questo strampalato blog, esordio che vede protagonista la più famosa vecchietta volante, della quale ripercorro origini, simbologia, evoluzione, insegnamenti, per riappropriarci del potere di questa figura femminile. Vi consiglio di leggerlo perché sono tante le suggestioni che possiamo trarre per il nostro percorso, non a caso ho scelto questa data per “spiccare il volo”. (Trovate alcuni articoli scritti nei giorni precedenti ma non sono stati diffusi in nessun canale prima dell’epifania, proprio perché ho fortemente desiderato che il debutto fosse inaugurato dalla befana.)

E quindi, eccoci qui. La nostra seconda epifania assieme! Stanotte siamo di nuovo tutte a far scorribande tra le stelle! Riprendiamo in mano quelle qualità che ci portano a fare di uno strumento semplice un destriero celeste, saliamo sulla nostra scopa e spazziamo via tutta la zavorra, tutto il vecchiume interiore ed esteriore, ripuliamoci bene bene, per accogliere i nuovi germogli che la natura si accinge a donare in primavera.

Mentre mi preparo per il decollo porto con me alcuni appuntini utili a rendere propizio il volo.

 

PRONTUARIO DELL’INTREPIDA BEFANA

 

1) LA SCELTA DELLA SCOPA: scegliere accuratamente la nostra compagna di viaggio è fondamentale. Non vorremo mica perdere quota o ancor peggio sfracellarci in atterraggio? Personalmente prediligo il modello arcaico, fatto di paglia, ruvida, molto grande, da cavalcare rigorosamente al contrario rispetto alle comunissime streghe (così, per rappresaglia!). Una scopa dalla superficie ampia, che possa pulire a fondo ogni eccesso, ogni accumulo, ogni briciola. Una scopa che spazzi via anche ciò che tendiamo a trattenere, le varie copertine di Linus, tutto ciò che siamo convinte sia necessario e che in realtà è solo zavorra. Lasciamo libero il nostro cuore, leggera la nostra mente, perché possa arrivare nuova linfa.

P.S. vanno bene anche scope di ultima generazione, ma no, su ragazze, l’aspirapolvere no! Fa tanto cool, ma è un fake, non spazza via nulla, anzi accumula internamente.

2) GUARDARSI ALLO SPECCHIO E OSSERVARE LE PROPRIE BRUTTURE: eh sì, per essere un’indomita Befana bisogna accogliere le proprie zone d’ombra, la propria gobba, il porro sul naso, il setto aquilino. Spiccare il volo proprio con tutti i nostri difetti in evidenza, sia esteriori che interiori. Donare dolcezza e carbone partorendoli proprio da ciò che apparentemente non è gradevole, da ciò che non ci piace di noi stesse, da ciò che il mondo vede brutto.

3) INDOSSARE LA FORZA DELLA VECCHIAIA: sine, sine. Dopo le nostre brutture, ci tocca anche dar spazio al tempo che passato, andato, percorso. Il tempo che da una certa età in poi si mostra senza timore sui nostri volti e sui corpi. Il tempo dell’anno appena passato, che anche una giovane donna può percepire sulla schiena. La vecchiaia dell’inverno, di una stagione in cui tutto muore per preparare il terreno a ciò che potrà nascere. Una fragilità che porta dentro l’enorme forza dell’esperienza e della fine imminente.

4) LA SCELTA DELL’OUTFIT:  beh su questo libere tutte direi. Che ognuna si vesta come vuole. Riporto solo una riflessione. Nella tradizione la Befana è vestita praticamente di stracci. Ha gli abiti consumati e le scarpe tutte rotte. Tant’è che tutt* le/i piccoli/e preparano le calze che lei sceglierà se riempire di doni o indossare per proteggersi dal freddo.

E qui mi vengono in mente due piccole sfumature: la vecchiaia è letteralmente indossata e la ricchezza non è materiale ma interiore, nella capacità di donare. Una volta donato arriverà il sole, tornerà la primavera, anche le vesti rinasceranno. Quindi fate un po’ voi, io opterei per qualcosa di comodo.

5) ASSEMBRAMENTO DOLCIARIO: mettere insieme tutta la dolcezza della quale siamo capaci, donarla agli altri e donarla a noi stesse. Fare e farci le coccole, perdonare e perdonarci, essere fiere, ringraziare, sostenere noi stesse e gli/le altr*. Amare le bambine e i bambini, sia quell* più piccol* sia quell*  adult*. Lo so, fa tanto predicozzo domenicale, ma in fondo alcune questioni sono ovvie, semplici, banali, eppure per niente facili da agire e profondamente vere.

6) OFFRIRE E MANGIARE CARBONE:  ho già ribadito più volte quanto non ami la morale buono/cattivo e per questo ribadisco che una BEFANA INDOMITA porta carbone e dolci a tutt* indistintamente. Il carbone, secondo la tradizione punitiva e colpevolizzante prettamente cattolica, spetta ad ogni essere umano su questo pianeta. Ma non lo vedrei come una punizione, siamo Befane indomite o no? Così come lo zucchero ci da una carica di autostima e arricchisce di energia le persone a cui lo offriamo, il carbone ci permette di andare lontano, di scaldarci, accende il fuoco, ci fa vedere. Un fondamentale carburante che attiva il coraggio di criticare e auto-criticarsi, quella capacità di capire cosa fa male, che sia agita dagli altri o da noi stesse.

7) LA CALZA PERSONALE: ebbene sì. Sono fermamente convinta che la Befana, dopo aver donato a destra e a manca, torni nel suo focolaio e regali una nuova stagione anche a sé stessa. La scelta della calza è soggettiva. Sarà il nostro contenitore di premi, affetto, soddisfazioni, sorpresine, tutte quelle autocritiche e di quelle valutazioni che completano il bilancio di fine anno.

ECCOCI PRONTE PER IL VOLO DUNQUE!

Io indosso la mia calza, per scaramanzia. Una calza piena di tutta la dolcezza e tutta l’amarezza di cui sono capace. E prima di lanciarmi nel cielo assieme a voi, vi racconto da dove arriva la  calza della Befana.

Le sue origini sono molto lontane, è nata prima la calza della Befana. L’indumento è stato ideato in Mesopotamia al tempo degli Assiri e dei Babilonesi, mentre il rito è concomitante con il solstizio d’inverno (tra il 25 dicembre e il 6 gennaio), a partire dal quale, le ore di luce aumentano progressivamente ed era in uso nell’antica Roma. Sembra, infatti, che il re Numa Pompilio, in quel periodo dell’anno, avesse l’abitudine di appendere una calza dentro una caverna poiché si diceva che una ninfa la avrebbe “farcita” con i doni della natura.

Nel Cristianesimo, come accade per tutte le feste pagane, avvenne un sorta di rivisitazione dell’usanza. Secondo la leggenda, nel loro viaggio per raggiungere Gesù, i Re Magi chiesero indicazioni a una donna anziana, la quale si rifiutò di ascoltarli, non credendo alla nascita del Salvatore. Dopo pochi giorni la vecchietta si pentì e, per farsi perdonare, decise di passare casa per casa offrendo doni e leccornie ai bambini, nella speranza che uno di questi fosse Gesù. L’anziana era molto povera e indossava abiti pieni di toppe e scarpe rotte, quindi gli abitanti vollero appendere calze e scarponcini per ringraziarla della sua fatica. Giunta dentro ogni casa, la donna avrebbe potuto scegliere se prendere per sé le scarpe, le calze oppure riempirle di buonissimi dolci.

Infine, un’altra possibile parentela con la calza, è il sacco di iuta che i contadini usavano nei campi, che rimanda sempre al ciclo morte/rinascita della natura e ai regali che da essa riceviamo.

 

Allora, pronte a ripulire, a donare e a volare? Pronte a riempire e indossare la vostra calza?

Nella mia metterò passione, rispetto, gentilezza, una carezza per le mie rabbie, un grande abbraccio per le mie malinconie, il coraggio di andare in profondità, il vento della leggerezza, l’allenamento a stare nella verità della mia essenza, un pizzico di perdono per i quotidiani fallimenti, per le goffe cadute che colleziono. E la speranza di ritrovata libertà da questo stato pandemico. Nelle calze altrui metterò esattamente gli stessi doni. E cioccolata a volontà.

Se le mie gambe porteranno in ogni passo nuovo anche solo un pizzico di tutti questi doni, non potrò di certo lesinare sorrisi a questo 2021 che non si prospetta semplicissimo.

E voi mie belle amazzoni celesti? Cosa metterete nella vostra? Cosa donerete a chi amate?

Beh, mi raccomando, non dimenticatevi di infilare in ogni calza i due piccoli bignami indisciplinati, elaborati sulla mia pelle in tant’anni di disastrosi atterraggi e di evasioni da molteplici gabbie quotidiane. Eccoli qui:

PRONTUARIO DELL’INTREPIDA BEFANA e GUIDA AL LEGITTIMO VAFFANCULO.

 

D’altronde, condividere è un volo bellissimo. E ora… viaaaaaaa ripulir le stelle!

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