Oggi rinasco morta. Di streghe, mostri e voci passate
Care indisciplinate, scomposte, spettinate, oggi si chiude il mese di ottobre con quel baraccone commerciale che da ormai anni ha preso piede anche in Europa, o forse è più corretto dire che ha fatto ritorno nel nostro continente: parlo ovviamente di ALLOUIN, per dirla all’Italiana.
Onestamente, ho una innata intolleranza alla commercializzazione di qualsiasi rito o ricorrenza, nostrana o importata che sia. Ma adoro i travestimenti, adoro tutto ciò che è carnevalesco, ché la “trasformazione” la “rappresentazione” festaiola e rituale, “la maschera”, mi riporta, nonostante il violento e invadente potere del mercato, ad un mondo umano connesso anticamente con la magia, con il mistero, con l’invisibile e il viscerale bisogno di evocazione, di comunicazione con il diverso da sé, con lo sconosciuto, il sotterraneo che spaventa.
Halloween in realtà non ha origine in America, bensì in Irlanda, più di 3mila anni fa. Il festival di Samhain, l’antico capodanno celtico, celebrava la notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre come giorno in cui i morti potevano tornare nei luoghi terrestri nei quali avevano vissuto. Temendo di essere trascinati nell’aldilà, i vivi iniziarono ad adottare particolari travestimenti per confondere i fantasmi, le fate e i demoni.
Altri studiosi individuano origini nella festa romana dedicata a Pomona – dea dei frutti e dei semi – o nella festa dei morti chiamata Parentalia.
Nell’840, sotto papa Gregorio IV, la Chiesa cattolica istituì ufficialmente la festa di Ognissanti per il 1º novembre: come molte ricorrenze cattoliche, questa scelta sovrappose la nuova festività cristiana a quella più antica.
Oggi, dunque, mi piace pensare che tutte noi possiamo prender spunto dalla natura più profonda di questa notte.
Questa notte riportiamo in vita tutte le nostre identità defunte, tutte quelle parti di noi stesse che abbiamo lasciato andar via, che sono state mozzate per necessità, per dolore, per violenza o semplicemente per evoluzione personale.
Questa notte ( e in generale ogni tanto) evochiamo le voci passate, le mostruosità che non portiamo mai alla luce, quell’energia della quale ci vergognamo, o della quale abbiamo paura, le grida, i sentimenti e le emozioni viscerali, tutto ciò che solitamente consegnamo all’altrove, tutto ciò che uccidiamo, tutto ciò al quale non permettiamo di vedere la luce.
Che sia un proliferare di ciò che in noi sentiamo perverso, oscuro, innominabile. Che magari in realtà non lo è. O che comunque merita di emergere, di essere visto, sentito, di essere anche celebrato.
Che sia un omaggio a tutte le donne che ci hanno precedute, alle nostre ave, alle quali non è stato permesso nulla, ingabbiate tra l’essere sante o dannate.
A tutte le donne strappate alla vita perché non ubbidienti, non conformi, non sottomesse.
A tutte le donne che non hanno visto la luce, a quelle che sono state lasciate nell’oscurità e a quelle che hanno avuto il coraggio di scendere nel sottosuolo del proprio io.
A tutte le donne che hanno smesso di mettere TUTTO A POSTO
Alle streghe sapienti, luminose o notturne che siamo state, che siamo e che saremo sempre.
Che ogni donna è fatta di costante morte e costante resurrezione.
Potrei morire
verde, viola o blu
per essere alla moda
o bianca sul grigiastro
e restare sul classico
o rossa sanguigna
per un finale appassionato.
Ma ahimè io sono
comunemente rosa
come si fa a morire
tra spine e profumo,
non vorrei Gesù
chiedesse i diritti,
sono proprio così
nuda e spoglia
del colore di un feto,
che mi toccherà
non morire affatto.
…”che ogni donna è fatta di costante morte e costante resurrezione .” Il pensiero che mi risuona di più, un campanello costante del nostro cadere al suolo, morte, graffiate nel corpo e nell’anima, con un solo respiro flebile che ci tiene ancorate alla vita. Eppure, nonostante tutto, l’urlo di rinascita arriva, forte, potente, una zampata a denti stretti, una colata di vomito liberatorio e ci si rialza…nel proprio disordine, caos, inquietudine, si strappa il velo dell’oscurità per far entrare la luce necessaria, vitale, trasformativa. Quanto coraggio riesce ad attraversarci, se solo ne fossimo più consapevoli! Una vita in continua ricerca…chissà forse è questa la nostra incredibile, unica, inimitabile bellezza. Grazie amica cara, sei piena di grazia, nel tuo creare infinito. 💖
Cara Anna, grazie a te, per la donna sensibile e indisciplinata che sei!