La tabellina del NO
Mi chiedi una mano, stringo la tua, afferri il polso, ma certo ti tengo, acchiappi il braccio, non cadi ci sono, agguanti il collo, bene sei in piedi, acciuffi le spalle, sei a posto ora, travolgi la schiena, lasciami cado, catturi i capelli, lasciami basta, artigli le guance, sanguino levati, addenti le orecchie…
MA ANCHE NO.
Ti strappo di dosso. A fatica estirpo le unghie. Ah, ora sono io che ti ho fatto male, sono io che ti respingo, io che tradisco la tua fiducia?
MA ANCHE NO.
Sei tu che ti espandi, invadi, risucchi, consumi ogni mia energia senza darti un limite. E soprattutto, senza risolverti le tue questioni per conto tuo.
A casa mia l’aiuto lo chiedo se non posso realmente risolvere da sola. Prima le provo tutte, finanche le strade più lunghe, e poi, se non ho ancora trovato una soluzione, busso alla tua porta. Busso anche se la porta è spalancata. Attendo il benvenuta, entro, ringrazio per la mano ricevuta, e poi vado. POI VADO.
Urge dunque ripassare costantemente la tabellina del no:
- Io così non ci riesco, io così non posso, io ho difficoltà X (moltiplicato) fai tu che sei brava, fai tu che sei coraggiosa = MA ANCHE NO
- Libera di fare quello che vuoi, niente gelosia, niente invidia X broncio, sarcasmo, sabotaggi, menefreghismo, svalutazione = MA ANCHE NO
- Sei fantastica, sei un’amica, una compagna, un’amante, una collega unica X non lasciarmi sol*, non farmi questo, non farmi quello = MA ANCHE NO
- Non guidi, non hai la macchina, i mezzi giammai, il motorino se fa caldo X mi accompagni e mi riporti ogni volta che usciamo insieme = MA ANCHE NO
- Quello non mi va, quell’altro non mi piace, questo solo così X fai tu come dico io = MA ANCHE NO
- Sono infelice, ho subito di tutto, ho sofferto una vita X tonnellate di lamentele, quintali di pianto, valanghe di paturnie senza mai un freno = MA ANCHE NO
- Lo facciamo insieme? Partiamo insieme? Lavoriamo insieme? X chiami tu, organizzi tu, però così, così e così = MA ANCHE NO
- Sei scema, sei matta, sei la solita X qualsiasi cosa fai io la faccio meglio = MA ANCHE NO
- Ti consiglio questo, dovresti risolvere quello, fai come me X io insegno tu impari = MA ANCHE NO
- Ma non mi chiami mai, non mi cerchi mai, vediamoci più spesso, dovrei essere arrabbiat* con te X ma siccome sono tanto buon* ti perdono = MA ANCHE NO
E non sazia, ripassata la tabellina, passo alla GIACULATORIA DELLA LIBERA SFANCULATRICE
(per approfondimento sul potere del vaffa vedi GUIDA AL LEGITTIMO VAFFANCULO)
NO a chi succhia le tue energie, a chi è perennemente bisognos*, a chi ti sceglie per appoggiarsi.
NO a chi prende e non dà mai (o dà solo ció che è comodo dare).
NO a chi non sorride, a chi è costantemente pessimista, a chi si nutre del tuo buon umore.
NO a chi fa la vittima, a chi si piange addosso, a chi chiede costantemente attenzioni.
NO a chi non si pone alla pari, no a chi ti idolatra, non a chi cerca di sottometterti.
NO a chi ti svaluta, ti ricatta psicologicamente, ti sfrutta in modo sottile e subdolo.
NO a quelle piccole violenze quotidiane che non vogliamo considerare tali, sia perché siamo fin troppo abituate (come dico in TUTTO A POSTO), sia perché è dura realizzare che l’amica, il compagno o la compagna, un parente, un/una collega ci stanno facendo del male. queste violenze sono le radici che nutrono le forme più tragiche e cruente di abuso.
NO a chi ti seduce, a chi ti corteggia, a chi ti coccola solo per ottenere la tua fiducia, la tua disponibilità, la tua gratitudine. Si chiama manipolazione.
NO a chi tenta di instillare sensi di colpa. Sempre manipolazione.
NO a chi non ride di sé stess*, a chi si prende sempre sul serio, no alla falsa modestia, altra faccia della saccenza.
NO a chi non ti vuole libera, non sopporta la tua indipendenza, condanna la tua volontá, a chi ti soffoca.
NO a chi è avar* di sentimenti, incapace di empatia, di accoglienza e reciprocità.
NO a chi non si mette mai in discussione, a chi non ha mai colpe, a chi non chiede scusa, a chi lo chiede per rabbonire.
NO a chi puntualizza su ogni tuo difetto, a chi fugge un confronto, a chi ribalta la frittata ogni volta che tenti di comunicare, a chi ti porta all’esaurimento, ti manca di rispetto, ti provoca e poi ti accusa di essere rabbiosa.
NO a chi non si pone mai limiti nel chiedere, nel pretendere, nel volere.
NO a chi è passiva/o aggressiv*, approccio manipolatorio ipocrita e subdolo, a tratti peggiore dell’aggressività esplicita.
NO a chi pensa che tu non puoi fare questo e quello.
NO a chi ti costringe sempre a trainare il rapporto, a intrattenere, a mettere tu la linfa vitale.
NO a chi ti porta a dire cose spiacevoli, a ribadire l’abc del rispetto, della maturità.
NO a chi vede nell’altro solo il prolungamento di sé.
Il no alla violenza estrema e alla discriminazione sembra scontato, ma ahimè non lo è. Continuo a pensare che se non ci alleniamo a dire no a tanti piccoli abusi quotidiani, non abituiamo le nostre antenne a intercettare i segnali di soprusi più gravi.
Che dire mie meravigliose indisciplinate. Quante volte mi sono arrabbiata con me stessa, quanto ancora mi accade, anche se più raramente, di ritrovarmi accalappiata da persone tossiche, dipendenti, manipolatrici e a far fatica a sganciarmi, ad allontanarmi, a mettere paletti. Se sto male, se sono nervosa, se mi sento appesantita, costretta, forzata, tampinata, pressata, sfruttata, non è una persona che mi sta rispettando, non è un persona alla quale dare.
Perché sia difficile chiudere questo tipo di relazioni credo di averlo capito. Il famoso senso di colpa che ti si ripropone come i peperoni a cena. Quel senso di colpa che hai interiorizzato dall’educazione, dalla morale sociale. Quel senso di colpa che queste persone sanno perfettamente attivare. O perché si presentano come sofferenti, bisognose, ferite, fragili (alcune lo sono anche magari, ma il loro dolore è al centro di tutto, altre ci marciano e in realtà sono dei muri di gomma) e quindi se le molli, se ti allontani, se parli chiaro e chiedi dei limiti, se tu che sei stronza. O perché sono così aggressive e moralmente ricattatrici che la tua sensibilità entra in stress al punto da farti credere di essere in torto, di essere una traditrice, egoista, insensibile.
Ma, nonostante la fatica, ormai ho chiaro che se mi sento in colpa perché non “rispondo” alle aspettative di un’altra persona, il problema non è mio.
Il mondo è pieno di approfittatori e approfittatrici, di vampiri e vampire, di immatur*, di viziat*. Che spesso fiutano velocemente chi ha gentilezza, disponibilità, accoglienza, empatia.
Il training del no è l’unica soluzione. Soprattutto per chi crede nella bellezza del dare, nell’amicizia, nell’affetto, nel valore di essere grate o nella responsabilità di chiedere scusa se effettivamente si è in torto, per chi si mette in gioco, per chi è fin troppo autocritic*, per chi è consapevole dei propri difetti e fa l’equilibrista tra l’accettazione della propria imperfezione e l’evoluzione personale, per chi ha insicurezze da gestire, il NO verso coloro che risucchiano e ti prosciugano, o perché ci fanno o perché ci sono, è necessario. Anche e soprattutto se fanno parte della nostra cerchia più intima, anche e soprattutto se sono genitori, amori, amicizie.
Santa Rosalia! Come mi si agita lo stomaco, quanti vampiri e vampire psichiche ho intercettato nella mia vita. Abili succhiatori/trici di linfa vitale. Manipolatori di anime, sempre con le bocche aperte, pronti ad azzannare, prendere, rubare per poi al primo NO, rifiutarti come il peggiore degli individui. Ho impiegato ahimè un discreto lasso di tempo a mettere alla porta questi individui inutili e nocivi come il cianuro…spesso sono caduta nel loro fottuto canto delle sirene, ma poi, grazie alle mie antenne super collaudate ho capito la manfrina e con grande liberazione, infinita soddisfazione, con urlo liberatorio, ho lanciato il mio:” Nooooooooo” con l’aggiunta di un sano vaffanculo! Ne avrei da raccontare, anche nei dettagli, per ora posso solo dire, occhio ragazze! Impariamo per tempo a dire anche NO GRAZIE! 💗
Il NO come mantra Anna.Si impiega una vita a imparare, soprattutto se si è empatiche e generose. Ma le ferite sono tali, che si impara , si impara.