Dicembre 15, 2020In IndisciplinataBy Indisciplinata

Creare è bellezza. L’Imperatrice

Mie belle indisciplinate, eccomi di nuovo qui a ragionar con voi. Non posso nascondervi che mi chiedo in continuazione cosa significhi essere indisciplinata e ho collezionato talmente tante risposte che potrei pubblicare un’enciclopedia della spettinatura! 

Oggi ho scelto una tra le centinaia di soluzioni che la mia anima frullatore suggerisce, perché mi sembra tutto sommato che le riassuma tutte. Essere indisciplinata è archeologia, un forsennato allenamento che abbraccia  quelle pratiche di ricerca e scavo, di esplorazione di sé, autocoscienza, destrutturazione di tutti i condizionamenti e gli stereotipi che la famiglia, il sistema culturale, la disciplina sociale ci consegnano dai nostri primi vagiti, fino a riportare in luce la nostra essenza.

Sul vocabolario tra i sinonimi troviamo: disubbidienza, insubordinatezza, ribellione, contestazione, indocilità, riottosità, disordine, caos, sregolatezza, sfrenatezza, smodatezza, scompostezza.

Ma rispetto a cosa si è disordinate, disubbidienti, sregolate? Rispetto a quale criterio di ordine? A quale criterio di compostezza? E soprattutto chi ha scelto i criteri? Verso chi e cosa dovremmo essere docili?

L’unica disciplina che merita di essere valorizzata è quella che elaboriamo a partire dalle pulsioni profonde delle nostre radici interiori, della nostra identità, attraverso un percorso evolutivo indipendente e personalissimo nel quale imparare a gestire i nostri strumenti e le qualità che sono scettro e scudo di ognun*. Per noi donne, lo sappiamo, la fatica della ricerca e la pratica degli scavi è immensamente superiore. Hanno edificato sui nostri corpi e sulle nostre menti secoli di cattedrali e carceri da smantellare mattone dopo mattone, sbarra dopo sbarra. 

Dissotteriamo il regno originario.

Al di là del ceto sociale, al di là del nostro lavoro, delle nostre finanze, della nostra cultura, abbiamo tutte una corona che ci è propria.

E a proposito di regalità dunque, ritorno ad esplorare con voi un’altra figura femminile propria dei Tarocchi di Marsiglia. Assodato che l’energia maschile e quella femminile sono sempre presenti in ogni persona al di là del genere biologico, dopo che avremmo ragionato sulle figure femminili, affronteremo anche quelle maschili.

Mi limiterò, come sempre, alla sfera degli arcani maggiori, ossia alle 21 lamine archetipiche e alla carta senza numero, il Matto, il caos dal quale tutto nasce, colui che inizia il cammino evolutivo. Nell’articolo della scorsa settimana Solitudine è conoscenza: la Papessa abbiamo cominciato a ragionare sull’arcano numero II, la prima figura femminile che appare. Mentre ci avviciniamo  all’arcano successivo, il numero III, apriamo una piccolissima parentesi sull’approccio numerologico, fondamentale nei tarocchi.

Cito da Wikipedia:

La numerologia è quella branca dell’esoterismo che studia i numeri non solo per il loro aspetto quantitativo e matematico, ma che attribuisce loro anche delle qualità mistiche, mettendole in relazione con le caratteristiche di oggetti fisici ed esseri viventi.

La numerologia e la divinazione numerologica erano pratiche popolari nel mondo antico, soprattutto fra i seguaci di Pitagora, ma oggi sono considerate una pseudoscienza. Questo sviluppo è storicamente simile a quello avuto dall’astrologia nei confronti dell’astronomia o dall’alchimia nei confronti della chimica. 

Secondo Pitagora i numeri sono principi cosmici, attraverso i quali comprendere l’Universo, l’equilibrio e l’armonia del tutto. I numeri coincidono con specifici archetipi.

Carl Gustav Jung li considerava immagini del sé.

Secondo Jung il numero è la più primitiva espressione dello spirito, intendendo come spirito l’aspetto dinamico dell’inconscio. Nella conferenza del 1919 egli usa per la prima volta il temine Archetipo (da Archè, principio, origine, forma, immagine). Dice Jung: oltre alla nostra coscienza immediata, che è di natura del tutto personale, esiste un secondo sistema psichico di natura collettiva, universale e impersonale, che è identico in tutti gli individui. Quest’inconscio collettivo non si sviluppa individualmente ma è ereditato. Esso consiste in forme preesistenti, gli Archetipi, che possono diventare coscienti solo in un secondo momento e danno una forma determinata a certi contenuti psichici.

Gli Archetipi sono un patrimonio comune dell’umanità e si ritrovano nei miti e nelle leggende di tutti i popoli. I numeri e le divinità sono archetipi che si manifestano e agiscono nei sogni e nelle fantasie.

Nei Tarocchi, ogni Arcano è strettamente collegato a quelli che lo precedono e a quelli che lo seguono, andando a costruire un percorso evolutivo. Ogni lamina riporta una numerazione romana progressiva: il quattro non è IV ma IIII e il nove non è IX ma VIIII, escludendo dunque ogni forma di sottrazione, a immagine dell’universo nel quale tutto evolve sempre.

Torniamo al secondo arcano femminile che incontriamo nei Tarocchi: L’Imperatrice. Questa figura è frutto dell’unione tra il numero I il Bagatto (ossia il Mago che è inizio, operatività) e il numero II La Papessa (conoscenza, spiritualità). La carta numero III coniuga dunque la conoscenza con l’operatività.

L‘Imperatrice è seduta su un trono, il cui schienale ricorda una coppia di ali angeliche, detiene scettro e scudo, simboli di potere e di resistenza. Se la Papessa è legata ad Iside, l’Imperatrice è conosciuta anche come Venere Urania, Madre Celeste, Demetra, protettrice della Terra e dei suoi frutti, dea della fertilità, della seduzione, dell’eros. Simboleggia i cicli naturali, la donna, la femminilità, la grazia, l’intelligenza, la creatività, la cultura e l’energia che si pone nei lavori che si fanno. Rappresenta qualcosa che è vivo, che si è svegliato e che ha bisogno di affermazione. Non sopporta la sottomissione, ha bisogno di indipendenza.

L’Imperatrice è intraprendente, è protettrice di nuovi progetti e delle novità. Guarda verso il futuro, le piace dominare la sua vita, è conscia del suo potere di seduzione, è imprenditrice di sé stessa, pronta a superare i propri limiti.

Sia la Papessa che l’Imperatrice sono archetipi materni.

La Papessa è una madre educatrice, spirituale. L’imperatrice è una madre creativa, mondana. È seduta a gambe divaricate, come se stesse partorendo qualcosa, in primis sé stessa.

La Papessa attiva l’interiorità e il suo campo di nutrimento è l’anima. L’Imperatrice è proiettata verso l’esteriorità e il suo campo di nutrimento è la personalità.

L’Imperatrice è anche un archetipo mentale: creativa, intelligente, ricca di idee.

La piramide che ha sul petto, simboleggia una porta. Quindi è possibile entrare per toccarle il cuore, ma non è facile. Vuole essere sedotta e anche se il suo aspetto forte ci fa paura, in realtà ci sta invitando ad entrare, a divenire parte del suo potere sessuale. Del suo potere creativo. Può sembrare fredda, come mostra la parte esterna del suo abito blu. Eppure, a contatto con il cuore e il ventre la veste è rossa. Superata la facciata dominante,  l’Imperatrice è un eruzione di calore e amore.

Questo risveglio della natura, indica una potente femminilità. Ha i capelli lunghi sciolti sulle spalle, è maestra di seduzione. Si cura, è attenta all’estetica. Ma come in ogni essenza vitale che si rispetti è presente in lei anche l’energia complementare. Un piccolo indizio maschile: sul suo collo appare infatti il pomo d’Adamo.

Nonostante cotanta bellezza, nonostante questa forza regale, non dimentichiamoci che nel cammino evolutivo siamo ancora all’inizio, e l’Imperatrice, pur essendo molto potente, ha le sue zone d’ombra, le sue fragilità, i suoi rovesciamenti.

La meravigliosa esplosione di creatività dovrà poi fare un ulteriore passo per concretizzare finalità precise. Gli indizi di alcune fragilità li troviamo attraverso un’attenta osservazione della lamina. L’imperatrice ha in mano uno scettro ma lo tiene appoggiato in parte sulla spalla, come se non riuscisse a reggere ancora tutto il peso. Sullo scudo è rappresentata un’aquila, simbolo di forza. Ma l’aquila non è del tutto formata. L’imperatrice vuole proteggersi e abbraccia letteralmente lo scudo, evidenziando il bisogno di difendersi, come fosse in fondo ancora vulnerabile.

L’energia di ogni arcano può essere positiva ma anche di ostacolo. Dipende da come viene gestita questa energia, in che contesto, da cosa è circondata, da come è veicolata. E, nella stesa, ossia nella lettura delle carte, dipende dalle relazioni tra tutti gli arcani presenti. La tradizione vuole che ogni carta possa essere letta al diritto e al rovescio. Personalmente ho sposato l’approccio di Alessandro Jodorowskij che non ama le carte rovesciate e preferisce leggerle solo al diritto. Ogni tarocco è un piccolo mondo di luce e ombra. Non serve il rovesciamento. È utile abbracciare sempre la totalità e la complessità di un’energia. Niente è soltanto positivo o soltanto negativo. 

Così la nostra meravigliosa Imperatrice, può toccare eccessi che ci saranno di ostacolo. La naturale e sana predisposizione per l’esteriorità può diventare frivolezza, superficialità. Il desiderio di indipendenza e di potere sulla propria vita può diventare controllo e dominio su tutto e tutti. Il bisogno di proteggersi può acuire una rigidità e un dispotismo, una stasi nell’azione, l’amore per la creatività, la mondanità, la seduzione, la maternità, possono diventare approcci adolescenziali.
Esattamente come la nostra Papessa può, nelle sue zone d’ombra, essere eccessivamente solitaria, bigotta, giudicante, frigida sessualmente e creativamente.

A mio avviso, mie care spettinate, vale sempre la pena attivare energie così ancestrali, arcaiche, primordiali, e allenarci a gestirle, ad ascoltarle, a dialogare con loro. E concederci questo viaggio evolutivo tra luce e buio verso la meta che ognuna di noi merita, la completezza, la realizzazione, la pienezza del XXI° arcano: Il Mondo.

Direi dunque amiche care, che la nostra Imperatrice è un archetipo davvero fondamentale per tutte noi. Che sia una valanga di creatività ed eros, ma sì! E non è detto, che pur differenti, Papessa, ricettiva, e Imperatrice, attiva, non possano essere entrambe presenti in noi.

Indossare la corona, all’inizio di un percorso di crescita personale, dopo aver deciso di riversare tutti gli strumenti sul tavolo e preparare il cammino (Il Bagatto), dopo aver dedicato del tempo all’ascolto interiore e spirituale (La Papessa), significa procedere nutrendoci del meraviglioso potere creativo, in ogni ambito, in ogni sfera, con l’entusiasmo e la passionalità che ci sosterranno verso il traguardo.

L’Imperatrice ci insegna che la vita va vissuta nella sua bellezza. Che le nostre idee sono belle, potenti, ricche. Ci accompagna a comprendere e ad amare la bellezza del nostro corpo, creatore di figli e di progetti.

Questo per oggi è quanto, mie belle indisciplinate. Auguro ad ognuna di noi di sedersi sul trono e creare, fare l’amore, agire in nome dell’intelligenza, dell’indipendenza, della libertà di scegliere la nostra strada.

In questo tempo di distanza vi abbraccio tutte forte, forte, forte e vi saluto con un altro estratto de La via dei Tarocchi, volume di Alejandro Jodorowskij e Marianne Costa che ho nel cuore.

*****

Se L’Imperatrice parlasse:

Sono la creatività senza un finalità precisa. Esplodo nell’infinità delle forme. Sono io, dopo l’inverno, a tingere di verde tutta la Terra. Sono io a riempire il cielo di uccelli, gli oceani di pesci. Quando dico “creare” parlo di trasformare: sono io a far sì che il seme si spacchi per far spuntare il germoglio, Se comincio a generare bambini, posso dare alla luce un’umanità intera. Se si tratta di fruttificare, sono in grado di produrre tutti i frutti della Natura. La mia mente non si tira mai indietro: una parola, un grido, e partorisco un mondo…. Sono la mente creativa. Ascoltatemi e lasciatemi agire dentro di voi, perché vi dò la cura: qualunque problema, qualunque sofferenza, proviene da un Io tormentato dall’incapacità di creare.

Sono l’attività, la seduzione, il piacere. Non v’è niente in me che non sia bello. Non esiste la possibilità di sottovalutarmi: sono quello che sono, sempre piena e viva. Non appena mi incarno in un corpo, questi diventa sublime. Niente e nessuno mi possono resistere, sono la seduzione spirituale, carnale, totale. In me non c’è nulla di repellente, nulla che sia ridicolo o brutto.

Lasciatemi esultare in voi, sono il piacere di essere quello che siete, senza pregiudizi e senza morale. Vi dimostro che tutte le vostre idee sono belle. Riconoscetene la bellezza. Non statevene lì, chiusi nella vostra fortezza! Trasformatela in tempio, con tutte le porte e le finestre spalancate: tutte le vostre emozioni sono una delizia. Un intero ventaglio di sentimenti è a vostra disposizione, come un arcobaleno.

Tutti i vostri desideri sono degli di rispetto. Tutto nel vostro corpo è armonioso. Se seguite le mie idee, diventerete un essere luminoso. Se credete nei miei sentimenti, raggiungerete la grazia. Qualsiasi sensazione nutriate nei vostri confronti vi condurrà verso la bellezza. Siate sicuri del vostro potere seduttivo. La seduzione è uno stato mistico, è il dialogo amoroso della creatura con il suo creatore.

E io, la creatrice per eccellenza, chi sono senza di voi?

A volte, nell’immensa gioia dell’esplosione della mia creatività, viene fuori l’angoscia di non sapere dove vado. Sono come un pesce trasportato tra i flutti di un torrente inarrestabile. Se non vengo utilizzata da qualcuno, ho l’impressione che tutti i miei atti siano inutili. Prego dunque perché la mia meravigliosa, la mia perenne instabilità incontri dei limiti concreti. Se produco così tanti frutti, è affinché l’umanità intera venga a coglierli.

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