Alla madre. Alla non madre.
Maggio 9, 2021In IndisciplinataBy Indisciplinata

Alla madre. Alla non madre.

Care, amatissime, meravigliose indisciplinate. Eccoci tutte qui, oggi, in una di quelle date dedicate alla donna. La festa della mamma.

Non mi soffermo sulla mercificazione di ogni “giornata internazionale“,  sull’ipocrisia morale, di matrice cattolica e democristiana, del ruolo materno, sulla strumentalizzazione della “santità” delle madri o sulla colpevolizzazione della cattive madri, sul costante e forsennato nutrimento degli stereotipi legati a noi donne, o meglio, che “legano” noi donne. La maternità nei secoli è sempre stata usata per inchiodare le donne nelle case.

Non mi soffermo perché voglio approfondire l’argomento in un prossimo articolo.

Oggi voglio solo farvi degli auguri indisciplinati.

Auguro ad ognuna di essere madre non perché la società considera più donne le donne che figliano, ma per il reale e profondo desiderio di imparare, di evolversi, di crescere aiutando un altro essere a crescere.

Auguro ad ognuna di essere felice di non essere madre come di essere felice di esserlo.

Auguro ad ogni donna di poter felicemente dire: Non ci penso proprio a diventare madre. 

Auguro ad ognuna il diritto a non essere madre perfetta, il diritto di sbagliare, di scegliere e giudicare da sola le criticità, le difficoltà, i nodi da sciogliere o i così detti “errori“. Auguro di non accogliere giudizi altrui che non siano costruttivi e vengano da persone che hanno rispetto e cura. Attenzione ai consigli dei parenti, dei compagni, mariti, amici, amiche che consapevolmente o meno, sono in balia della morale costituita. Auguro a tutte il diritto di fare errori unici, personalissimi, di imparare strada facendo, di fregarsene dei voti che la società ama calare dall’alto.

Auguro di avere la forza, il coraggio e la consapevolezza per districarsi dalla strumentalizzazione abusante a livello sanitario e commerciale della maternità, della gravidanza.

Auguro a tutte di avere il diritto di abortire nel rispetto e nella cura della vostra scelta, che sia dolorosa o portatrice di liberazione.

Auguro ad ogni donna di non sentirsi chiedere ad un colloquio di lavoro se ha famiglia o se vuole avere famiglia. Auguro a tutte di lottare perché non si venga discriminate in quanto madri nel percorso lavorativo. Auguro a tutte di aver accesso indiscriminato a qualsiasi professione, anche e soprattutto quelle solitamente considerate maschili.

Auguro ad ogni madre di continuare ad essere donna, persona, soggettività, di non essere fagocitata totalmente nel ruolo genitoriale, di lottare attivamente perché questa società sostenga la maternità, la famiglia, i minori, con diritti e tutele che facciano davvero la differenza. Auguro ad ogni madre di essere sempre sanamente egoista.

Auguro ad ogni madre di lasciar andare, di non essere chioccia, di tenere spazio per sé e dare spazio ai figli.

Auguro ad ogni madre di non fare differenza tra figlio maschio e figlia femmina, di non regalare giochi per bimbi o per bimbe, i giocattoli sono strumenti magici, non hanno identità di genere. Lasciamo che l’infanzia sia quella proliferazione di incantesimo che naturalmente è. Che sia praticata la danza o le bambole o altro per i bambini, il calcio, le costruzioni e così via per le bambine. Che tutti e tutte imparino ad aiutare in casa, ad aver cura. Auguro a tutte di rifiutarsi di essere l’unica persona “capace” di gestire le faccende domestiche, la cura dei figli, la loro educazione. Lo dobbiamo a noi stesse, lo dobbiamo alle future generazioni. Solo l’esempio insegna, mai le parole.

Auguro a tutte coloro che non hanno figli, di riconoscere la potenza generatrice che abbiano in ogni cosa che facciamo, nel nostro lavoro, nelle relazioni. Siamo madri sempre. Di noi stesse e di qualsiasi progetto partoriamo. Auguro a tutte di alzare il dito medio quando alla soglia dei 40 o più si chiede come mai non abbiamo avuto figli. Auguro a tutte le donne che soffrono per la mancanza di figli, di poter adottare, di poter creare e crescere altri meravigliose individualità e di accogliere che l’universo suggerisce altre strade per donare e ricevere.

Auguro a tutte di dissacrare la santità del materno, di chiedersi se davvero essere madri è quello che vogliamo, di non proiettare i propri bisogni, di non fare dei figli uno specchio delle brame. Auguro a tutte di restare in ascolto, mille sono le trappole inconsce quando si ha potere sugli altri, mille sono le gioie.

Auguro a tutte di fuggire dalla seduzione del potere materno.

Auguro a tutte coloro che non sono madri di parlare di minori e di maternità, alzando il dito medio ogni qual volta viene fatto loro notare Tu non sei madre, non puoi capire.

La maternità o la non maternità va al di là dell’avere o meno figli. Il diritto di espressione, nel rispetto e nell’ascolto, è un diritto irrinunciabile.

Auguro a tutti gli uomini di lottare per una paternità consapevole, per il loro diritto a passare tempo quotidiano con i minori. Auguro ai padri di smontare i macigni stereotipati che affossano il maschile. Forza!

Auguro a tutte le bambine e a tutti i bambini di essere amati al meglio, liberamente, in famiglie arcobaleno, oltre ogni costrizione di sessualità binaria genitoriale.

Auguro alla mia mamma, nata nel 1935, di dire a sé stessa che è bella, che ha un mondo dentro di sé. La ringrazio per tutto ciò che mi ha dato, per quei tesori e quelle trappole che mi ha consegnato. Per tutti quegli “errori” che ho maledetto per tanto tempo, ma che oggi, a 44 anni, trovo meravigliosamente umani, nella loro prepotente verità. Il dolore delle donne della sua generazione, che quasi sempre, hanno rinunciato ad esprimere e a vivere liberamente sé stesse, il loro dolore è il mio, il nostro. Grazie mamma, perché la tua impossibilità ad esprimere te stessa, le tue frustrazioni, le tue ferite, le responsabilità che hai verso di te, sono il più grande insegnamento che mi porto dentro. Sulla tua pelle ho imparato che merito di lottare per essere libera di fare e dire ciò che sento.

Auguro a tutte di amare ed essere amate. E di essere indisciplinate sempre.

Alle madri del passato, amorevoli o crudeli, a quelle del presente, a quelle future, alle non madri tutte: che le aureole e le corone siano dismesse, cadano nell’oblio.

 

C’è molta gioia nella maternità.

C’è molto dolore nella maternità.

 

Vi lascio con un estratto di una poesia di Anne Sexton, immensa poeta americana, morta suicida nel 1974.

 

[…]

    Ricordo che ti chiamammo Gioia
    per poterti chiamare gioia.
    Arrivasti come un ospite imbarazzato
    allora, tutta fasciata umida meraviglia
    alla mia mammella pesante.
    Avevo bisogno di te. Non volevo un maschio,
    solo una femmina, un topino lattoso di bimba,
    da sempre amata, da sempre esuberante
    nella casa di se stessa. Ti chiamammo Gioia.
    Io, che non fui mai certa d’esser femmina,
    avevo bisogno di un’altra vita,
    di un’altra immagine per ricordarmi.
    E fu questa la mia più grave colpa;
    tu non potevi curarla o lenirla.
    Ti ho fatta per trovarmi.

Versi tratti da “La doppia Immagine”

Privacy Preference Center