A Mimì & Cocò. Alle ovaie indisciplinate
Aprile 4, 2021In Corpo estraneoBy Indisciplinata

A Mimì e Cocò. Alle ovaie indisciplinate!

E muori. E rinasci.

E muori. E rinasci.

E muori. E rinasci.

Tutta una vita costrette a morire. Tutta una vita spesa a rinascere. Ecco, e oggi è pure Pasqua. Io son laica, ma la rinascita mica posso ignorarla…

Onestamente le mie ovaie sono capaci di tutto ormai. Ridono e piangono come e quando par loro. Che se penso quanto le ho odiate da ragazzina, ora mi viene da ridere per quanto le amo. Vorrei poter dire che ringrazio l’universo per esser nata donna, ma in realtà so già che il suddetto universo mi direbbe E che ne sai come sarebbe stato se fossi nata uomo?

E però, egregio cosmo, mi scusi, lei me la serve sul piatto, le rispondo subito che sarebbe stato quanto meno un poco più facile! Macché, eccolo rispondermi tagliente Sicura che sarebbe stato più facile essere un uomo magari del terzo mondo, migrato nei paesi occidentali, rispetto alla tua calda e rassicurante famiglia borghese che ti ha fatto studiare, non ti ha fatto mancare nulla, a parte quelle declinazioni patriarcali mascherate da accoglienza indifferenziata?

Declinazioni che ti si attaccano come le crosticine della varicella, devi curarti bene perché cadano senza lasciare cicatrici, mentre io mi son scorticata a bestia per staccarmele di dosso, sono una zebra a pois…

Ok, vero, le mie paturnie son poca cosa rispetto a milioni di persone che vivono in condizioni durissime. Non cominciamo a fare la gara, illustrissimo universo, perché non ha senso, in questo giorno di uova colorate e colombe zuccherine. Lo so, ho capito, non m’aggia lamentà.

Hai ragione.

Non posso dire come sarei stata se fossi nata uomo, ma posso dire perché sono felice di essere donna, nonostante che, rispetto alla maggior parte dei maschi etero “primero mondisti”, sia tutte le meravigliose indisciplinate, sia le iper omologate, devono farsi un secchio tanto per raggiungere obiettivi personali, rispetto e libertà di espressione.

Perché felice dunque? Perché questo nostro corpo è la più grande scuola di cambiamento che si possa avere in questo umano mondo. Perché sono abitata dal movimento interiore, dalla trasformazione. Non che gli uomini non attraversino le loro mutazioni temporali, ma certamente questo corpo di ovaie, seni e sangue, mi ha preparata a morti continue, a nuove nascite, mi ha allenata a lasciar andare, ad accogliere, a provare fastidio, piacere, a relativizzare il dolore, mi ha restituito mille nuove me e continuerà a farlo.

Ad oggi, come faccio a non ridere delle mie ovaie! E come faccio a non ridere con loro. Che dici, messer universo? Che un giorno non lontano, le mie messaggere si zittiranno?

No, messere, non lo faranno. Cambieranno solo linguaggio. Opteranno per la lingua dei segni. E anche tutte quelle spettinate che hanno dovuto salutare le proprie ovaie per ragioni di salute, hanno in sé la loro voce immortale, hanno dentro per sempre il canto del mondo.

Un’eco che non si può spegnere.

Oggi, la mia laicissima pasqua, la immagino così, ad ascoltare i miei gioielli che fanno il solito taglia e cuci.

Ebbene, gentilissimo infinito, oggi, in questo giorno di scarti ovali, le presento Mimì e Cocò.

Mimì è sempre allegra, gioiosa, ottimista. Inguaribilmente festaiola e romantica.

Cocò non è mai d’accordo, è pignola, testarda, guerrigliera. Irrinunciabilmente ribelle e scontrosa.

Si vogliono un gran bene però sa. L’una fa arrabbiare l’altra con le continue fantasie creative, illusorie, colorate. Ma alla fine, le strappa sempre una risata. L’altra fa ritornare l’una sulla terra, le insegna a non mollare, a non aver paura di lottare, a dire no, a mandare a fanculo.

Insieme sono la mia anima indisciplinata.

Così, da Mimì e Cocò, mie carissime meravigliose indisciplinate, auguro alle vostre perle, di essere celebrate sempre, senza giudizio di efficienza, senza voti. Che le nostre orecchie, i nostri ventri, siano in ascolto.

Vi abbraccio tutte forte, fortissimo. Le nostre ovaie non si crepano certo di coccole!

Per il resto…

E muori. E nasci.

E muori. E nasci.

E muori. E nasci. ( virgola tre periodico)

 

P.s. è passato un anno di morti durissime e di faticose rinascite per tutt*. Un anno fa il mio pensiero era decisamente basico, un articolo delirante, come sempre. Il mio coccodè non compiacerà mai alcun gallo. (Prrrrrrrr)

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